Il vento ti ha portata via da me,
e con sè anche le foglie del mio cuore.
Cuore sciolto dai ricordi,
mani svuotate per sempre del tuo contatto,
felicità confuse da tristezze,
emozioni intrecciate alla sofferenza.
I tuoi occhi immersi nel profondo,
il tuo manto candido come la neve regalata dal cielo,
la tua essenza così presente...
Il giorno ha rubato il tuo cuore e il tempo,avido, i suoi battiti,
la notte i tuoi respiri.
Dolce creatura,
parole non avevi,
la rabbia si scioglieva davanti a te...
Non ci sei,
ma ci sei.
Sei presente in me
come la luna nella luce,
come l'acqua nella trasparenza.
Il vento e' tornato,
ma senza di te...
da quel giorno non ti ho più vista,
non ti ho più udita...
Chiudendo gli occhi
le lacrime mi hanno parlato di te,
solo guardando il cielo
vedo il tuo sorriso...
Dolce creatura
quanto ti ho amata:
sorella della mia vita.
Scodinzola al nuovo giorno che arriva,
vivrò sempre nella gioia di poterti rincontrare...un giorno...
Con amore per sempre
La tua presenza colmava il vuoto
della mia oziosa solitudine
spesso mi contrariava
il tuo lungo abbaiare che mi manca
mostravi tutta la tua gratitudine
stendendoti ai miei piedimi contemplavi
ci capivamo nell’incrociarsi dei nostri sguardi
e ci ritrovavamo nel nostro mondo
forse non ero solamente il tuo padrone ma il vero amore
oggi non ci sei più
la tua specie meticciasi e’ dissolta
uguale agli altri nella nuda terra
per me sei una ferita aperta nel ricordo
dentro al mio vuoto
nel ripiombato abisso d’un’ altra e più
solitudine.
Bianca sa che il padrone non torna
ma lo aspetta lo stesso
l’ospedale è a due passi da lei
come il cibo
che non vuol mangiare
perché la memoria sua è ferma
alla mano callosa ma buona
che le carezzava la testa
ed ora che resta?
A che serve il Natale
(perché sa, lo ha capito guardando un albero pieno di luci ch’è festa)
se il suo amico più caro non c’è
eppure lo cerca caparbia
nel viso di ogni passante
ma l’odore di chi amava tanto
è ormai troppo lontano
l’aria attorno si e’ fatta di gelo
le si appannano gli occhi
su Bianca e’ caduta la neve.
M'hai insegnato ad attenderti, paziente,
quand'andavamo insieme per le spese:
così aspettavo, seduto fuor dell'uscio
poiché (era scritto), lì non potevo entrare.
Abbiam giocato anche, più volte, a nascondino:
ma ti trovavo sempre (ho naso fino);
ma quando la pallina anche ieri m'hai tirato,
perché non l'hai ripresa e te ne sei andato?
Che strano, il posto dove m'hai lasciato.
la strada e' dritta, non c'e' il panettiere,
ne' c'e' il lattaio, neppure il salumiere
(e non capisco neanche perché mai
ci siamo andati in auto, a far spese).
Ora, comprendo, sarai indaffarato
o qualche impedimento t'ha bloccato;
ma io son stanco qui di rimanere,
il sole e' caldo, ho sete, vorrei bere.
Sono già stanco pure d'abbaiare.
Il sole picchia, mi par di morire.
In lungo e in largo sulla strada ho cercato:
con ansia e affanno, tracce tue non ho trovato.
Perché non torni
ad abbracciarmi, Amico?
Le coccole mi mancano, più ancora della pappa.
Beh, sai cosa ti dico? Io, come sempre,
me ne starò buono qui e t'aspetto.
Sull'autostrada
lunga e rovente
un cane abbandonato
cammina lentamente.
Ha negli occhi
una casa lontana
con due ciotole piene
il calor di una mano.
E' disperato e stanco
un auto veloce
lo prende a fianco,
le ferite sanguinano
non ce la fa più.
Sul muretto piatto
c'e' Monello, il gatto
che gli dice piano:
abbiamo amato invano
un uomo disumano.
Siamo in tanti
in questa brutta avventura
ci sono anche i nonni.
Facciamoci coraggio
non aver paura.
Ma Ringo ormai esangue
porgendogli la zampa
il capo china giù
Monello, impietrito
lo veglia con amore
chiedendosi con dolore
se anche l'uomo ha un cuore.